Terre Vicine e Lontane 2023

Terre Vicine e Lontane 2023
Data di inizio: 25/11/2023, ore 16:30
Data di fine: 26/11/2023, ore 19:00
Categoria: iniziative


“XIII EDIZIONE DI TERRE VICINE E LONTANE”

L’Associazione Culturale “Rilego e Rileggo”, con sede a Verucchio in via Sant'Agostino 2, nel corso degli anni ha realizzato numerose iniziative culturali con l'obiettivo di favorire il confronto fra diverse culture, poichè solo la conoscenza reciproca può eliminare razzismi e paure. Dal 2017 la biblioteca gestita dall'Associazione è entrata nella Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino e, attraverso questa, nel catalogo unico nazionale. All'interno della sede è attivo un laboratorio di cura e restauro del libro.

“Arrivati alla XIII edizione di “Terre Vicine e Lontane”, quest’anno, con la nostra iniziativa del 25-26 Novembre 2023, al Teatro Pazzini di Verucchio, intendiamo sviluppare il tema del cambiamento della comunicazione, partendo dalla scrittura delle lettere all’uso dei social diventati centro nevralgico delle nostre vite - spiegano dall'associazione -.L’evento avrà per titolo “Sostituirà il computer la penna del poeta? Tradizione e Innovazione nella comunicazione”.

Nella prima giornata saranno coinvolte le scuole medie di Verucchio attraverso una rappresentazione guidata da due attori: Paola Vannoni e Roberto Scappin della compagnia teatrale “Quotidianacom”. Nella seconda giornata si darà spazio a esperti della comunicazione: prof. Bruno Mastroianni (giornalista e filosofo, docente di Teoria e Pratica dell’Argomentazione digitale presso l’Università di Padova) e il prof. Stefano Arduini (professore di Linguistica all’Università di Roma LinkCampus e docente di Traduzione all’Università di Urbino. Moderatore Luca Navarra (antropologo e scrittore).

Programma Sabato 25 novembre:

Presentazione dell'iniziativa

Ore 16,30 M. Antonietta Pazzini

Saluto del Sindaco Stefania Sabba

Ore 16,45 I predatori della lettera perduta. Azione scenica dei ragazzi/e della scuola media IC Ponte sul Marecchia a cura di “Quotidianacom”, con Paola Vannoni e Roberto Scappin

Ore 17,30 Luca Navarra dialoga con attori, insegnanti, ragazzi/e del pubblico

Seguirà merenda

Programma domenica 26 novembre:

Ore 16,30 Letture a cura dell'attore Marco Moretti

Ore 16,45 “Non avere macigni digitali sul cuore” a cura del prof. Bruno Mastroianni

Ore 17,15 “Il tradurre come ospitalità linguistica” a cura del prof. Stefano Arduini

Modera l'incontro Luca Navarra.

Seguirà aperitivo presso la biblioteca Rilego e Rileggo

Per ulteriori info:

Associazione Culturale Rilego e Rileggo 0541/780240; info@rilegoerileggo.org

https://www.terrevicineelontane.it/

https://www.facebook.com/rilegoerileggo

https://www.instagram.com/rilegoerileggo

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Terminata la XIII edizione di Terre Vicine e Lontane 2023 pubblichiamo gli interessanti interventi dei relatori presenti agli incontri delle due giornate.

Nella prima giornata pubblichiamo il lavoro svolto da Robrto e Paola di Quotidianacom con i ragazzi e ragazze della seconda classe della scuola media che ringraziamo per la partecipazione.

La descrizione delle emozioni è in parte tratta dal libro Che tempesta di U. Galimberti e A.Vivarelli.

I predatori della lettera perduta

Relazione conclusiva

Il PROGETTO | LA DOMANDA
Il teatro è una dimensione che permette di entrare in empatia con gli altri e con se stessi. In teatro si accede alla relazione con la concentrazione: l'azione di radunare, di far affluire in un punto più cose o elementi, allo scopo di riunire ciò che prima era disperso o diffuso. In teatro ci si pone in ascolto del proprio mondo interiore, si prende contatto con le emozioni, si sviluppa consapevolezza, in un habitat collettivo e condiviso.
L’obiettivo del progetto con i giovani e le giovani discenti di dare una risposta alla domanda Sostituirà il computer la penna del poeta? è stato comune e stimolante; sintetizzato nell’azione finale degli esiti del laboratorio (sviluppato negli spazi dell’istituto scolastico) e presentata in palcoscenico presso il Teatro Pazzini di Verucchio di fronte a un pubblico attento e partecipe.
Dal tema assegnato si è sviluppata l’azione I predatori della lettera perduta, articolata e costruita con 9 alunne e 7 alunni della 2°A della Scuola Media IC Ponte sul Marecchia.
Alla domanda: Sostituirà il computer la penna del poeta? all’unanimità hanno risposto: No! Una selezione di lettere selezionate da testi classici curata dall’associazione Rilego e Rileggo ha rappresentato il punto di partenza del progetto. Da questa suggestione inziale abbiamo chiesto alle ragazze e ai ragazzi di comporre le loro lettere indirizzandole a una persona esistente o immaginaria, sempre in riferimento alle emozioni, che spesso determinano il percorso della vita.


LE AZIONI | LE EMOZIONI Nel corso degli incontri laboratoriali - attraverso l’ausilio di esercitazioni, letture, simulazioni - abbiamo provato a riconoscere le emozioni e a raccontarle, le abbiamo indagate con l’intento di gestirle con più consapevolezza.
Abbiamo incoraggiato le ragazze e i ragazzi a esprimere il proprio mondo emozionale, soprattutto attraverso il medium della scrittura. Abbiamo poi approfondito il linguaggio delle emozioni attraverso il veicolo dal corpo, cercando di tradurre e dare significato alla loro gestualità e alle azioni (spesso frenetiche e compulsive).
Alle ragazze e ai ragazzi è stata chiesta una particolare attenzione nei confronti della comunicazione. Essi hanno accettato attivamente di “mettersi in gioco” scegliendo ognuno le parole da connettere e utilizzare.
Altro obiettivo del progetto Sostituirà il computer la penna del poeta? è stato quello di educare al rispetto dell’altro, alla collaborazione e alla cooperazione, cercando di ampliare gli orizzonti culturali di ognuno, stimolandone la sensibilità attraverso la sperimentazione di linguaggi espressivi multidisciplinari: l’interpretazione delle immagini, l’effetto che provoca su di noi la musica, l’approccio al canto e alla danza.
Rendere i giovani studenti e le giovani studentesse protagonisti, soggetti attivi e partecipi ha alimentato l’autostima, ha stimolato un ambito di ricerca e, in qualche misura, l’auto apprendimento.
Sostituirà il computer la penna del poeta? finalizzato alla costruzione di una azione scenica pubblica, ha messo in gioco la sensibilità e il pensiero, ha provocato una spinta a utilizzare le proprie capacità e la disponibilità a “esibire” la sfera emozionale, ha destabilizzato e scosso la timidezza.
Ha infine sollecitato il senso di responsabilità degli intendimenti e le molte facoltà che ogni giovane serba, spesso in ostaggio di atteggiamenti inibitori, o impedimenti, sociali e individuali.

IN TEATRO | CONDIVISIONE
La giornata conclusiva aperta al pubblico di sabato 25 novembre 2023 presso il Teatro Pazzini di Verucchio, si è realizzata attraverso l’intervento delle alunne e degli alunni suddividi in due gruppi che hanno offerto la lettura sia dei propri elaborati che delle emozioni su cui si sono concentrate le giornate laboratoriali.
Di seguito alcuni contributi presentati, in parte tratti dai carteggi selezionati dal gruppo di lettura, in parte prodotti dalle alunne e alunni (presentate come da loro richiesto in forma anonima), in parte perché per affinità di contenuti sono entrati in relazione con il percorso laboratoriale:
La lettura di questo tema di Antonio Gramsci ha suscitato l’interesse delle alunne e degli alunni, sia per il contenuto che per la forma - decisamente eccellente per un ragazzo di quinta elementare – ed è stato così compreso nella presentazione pubblica. _____________________________________
TEMA DI 5° ELEMENTARE DI ANTONIO GRAMSCI
“SE UN TUO COMPAGNO BENESTANTE E MOLTO INTELLIGENTE TI AVESSE ESPRESSO IL PROPOSITO DI ABBANDONARE GLI STUDI, CHE COSA GLI RISPONDERESTI?”
Ghilarza (OR-Oristano, Sardegna), 15 luglio 1903
Carissimo amico,
poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute.
Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non riprenderai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelligente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi?
Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no resteremo zucconi.
Ma io, caro amico, , non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna. Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario , non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi. Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.
Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio “l’ozio è il padre dei vizi”. Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Francesco, egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca, passò una gioventù brillantissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.
Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili. Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.
Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio
Questo estratto dal libro di Elisa Puricelli Guerra pubblicato da Einaudi Ragazzi, era parte del carteggio selezionato dall’associazione Rilego e Rileggo. Ci è sembrato in armonia con l’età delle alunne e degli alunni e con le loro prime esperienze sentimentali.
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CUORI DI CARTA
(E. P. Guerra)
Prefazione:
È possibile innamorarsi di qualcuno senza incontrarlo?
La storia di Dan e Una dice di sì. Ma non è Facebook o Twittwe, e nemmeno l’email a unire i loro destini. Sono messaggi di carta nascosti nei libri. In un futuro dove ai ragazzi tutto è negato, la loro travolgente storia compie il miracolo. E libera tutti.
Ciao, chiunque tu sia! Ti avviso che questo non è un messaggio misterioso scritto in codice, è un’offerta di amicizia.
Oggi la biblioteca è così vuota che mi sembra di sentire l’eco quando volto le pagine del libro di matematica… chissà dove sono andati tutti. Sto cercando di risolvere un problema difficilissimo, ma non ci riesco, così ho strappato un foglio a quadretti dal quaderno e ti ho scritto.
È un esperimento. Vediamo se funziona.
Ehm, ciao, mi sento un po’ stupido a risponderti, ma ho trovato il tuo biglietto. Sei stato tu a mettere Puck il folletto di Kipling nello scaffale della “M”? È un po’ che mi domando cosa ci fa lì. Oggi pomeriggio mi è venuta voglia di rimetterlo al posto giusto e, sorpresa, il tuo messaggio è caduto per terra! Chissà da quanto tempo lo hai scritto… magari ti sei stufato di venire in biblioteca. Mi sa che matematica non è la tua materia preferita.
Sei riuscito poi a risolvere il problema?
Ciao, Chiunquetusia
Evviva, Chiunquetusia! Sì, sono ancora qui e chissà per quanto tempo ancora… Che emozione trovare la tua risposta! Il foglio è pulito e ripiegato in quattro, scommetto che sei un tipo preciso. […]
Cavolo, questo sì che è strano! Stamattina, quando ho aperto il libro senza farmi vedere e ho tirato fuori il tuo biglietto, mi sono sentito come un agente segreto! [...]
Una domanda: perché hai messo il tuo messaggio in un libro che non legge mai nessuno? Saluti, Chiunquetusia
Quel giorno, in biblioteca, la matematica mi aveva talmente esasperato che me n’è venuta una gran voglia, così, giusto per fare qualcosa di diverso. Ho usato Puck il folletto. È uno dei miei libri preferiti. [...]
Sai che mi piace la tua calligrafia, è tutta inclinata verso destra come se avesse una gran fretta di staccarsi dalla tua mano.
Propongo di darci un nome. Che ne dici di Una e Dan? Sono i protagonisti di Puck l folletto. Vivono delle avventura incredibili, sei d’accordo?
Buonanotte, Dan, spero tanto di ritrovarti domani.
Tua,
Una
Sei d’avvero sicura di non essere una sirena, Una? Perché, sai, mi hai stregato! Stamattina, ho scritto il tuo nome invece di rispondere alle domande del test di lettere. L’insegnante era molto sorpreso. […]
Una. Femminile di “uno”. Sola. Unica. Rara. Irripetibile. Vedi, ti ho cercata sul mio dizionario!
Non so se ti interessa, ma ho preso insufficiente nel test.
Dan
Quindi una cosa è certa: non siamo in classe insieme. La mia insegnante di lettere è una donna. La chiamo Noiosadamorire. […]
Baci, Una
Penso a te, Una. Sempre. Anche adesso che dovrei studiare. E aspetto un’ora per correre a prendere il tuo messaggio. E mi sembra che il tempo non passi mai. E penso a cosa scriverti. Solo che nella mia testa le frasi sono bellissime, mentre quando le metto su carta suonano così banali… mi spiace.
Peccato che non possiamo fare come gli agenti segreti e usare un fiore all’occhiello per riconoscerci. Qui non crescono fiori.
Facciamo così, mi siederò a un tavolo e mi metterò a leggere Puck il folletto. Così saprai che sono io. […]
Sono sicuro che ti riconoscerei senza Puck il folletto, Una. Mi basterebbe un’occhiata per capire chi sei tu. C’è così tanto di te in quello che scrivi che mi sembra strano non averti già individuato. […]
Dan, scusa. Non sono pronta. […]
Mi scriverai lo stesso?
Lo spero tanto. Una
Ti scriverò sempre, Una.
Non sono deluso. Cioè, sì, lo sono, perché mi sarebbe piaciuto incontrarti. Ma l’importante è che non te sei andata. Che posso raggiungerti con i miei messaggi di carta […]
Sai, Dan, vorrei che anche il mio cuore fosse di carta per metterlo tra le pagine del libro e farlo arrivare fino a te. Così potresti leggere cosa c’è scritto sopra, perché io non sono capace di dirtelo. [...]
Abbiamo chiesto alle ragazze e ai ragazzi se oltre all’utilizzo della chat di WhatsApp scrivessero delle lettere per comunicare le loro emozioni. Forse conoscevamo già la risposta – “No, mai!” – infatti… Così li abbiamo sollecitati a scrivere a soggetto – scuse, sogni, paure, progetti per il futuro.. . – a un destinatario reale o immaginario.
GLI ELABORATI DELLA CLASSE
Cara amica,
tante volte mi hai chiesto quale fosse il mio sogno e ora te lo dirò. Vorrei andare al concerto del mio cantante preferito.
Oltre a questo, niente.
Ho degli amici, due genitori, e la mia vita mi piace così. Il mio futuro è ancora da scrivere.
(un’alunna)
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Ciao, oggi volevo dirti il mio sogno.
Sono sicurissima di realizzare il mio sogno. Io ho un sacco di sogni ma il sogno più importante è diventare calciatrice.
Non faccio calcio ma nel tempo libero vado al campo e gioco con mio fratello.
Sono juventina
Strano sentirlo da una femmina, ma mi piacerebbe diventare una calciatrice della Juve. Questo è il mio più grande sogno.
Sono molto brava a calcio però ho paura che non si avveri.
Ci spero tanto!!
(un’alunna)
Caro Pincopallino,
ti mando questa lettera per scusarmi di quel giorno in cui ti ho tirato un pugno in faccia. Non l’ho fatto apposta.
Volevo fare una finta ma ti sei spostato avanti e ti è arrivata la mia mano in faccia, perciò mi scuso per questo sbaglio.
(un’alunna)
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Cara Grace,
tante volte mi hai chiesto qual è il mio sogno più grande.
Io vorrei diventare una pallavolista e entrare nella squadra della nazionale italiana.
Io non gliel’ho ancora detto ai miei genitori però vorrei che questo sogno si realizzasse.
Una mia amica che viene a pallavolo vorrebbe anche lei entrare nella nazionale di pallavolo insieme a me, e io ci spererei.
Ciao!
(un’alunna)
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Cara mamma,
ti scrivo perché volevo dirti che ti voglio bene, mi volevo scusare per molte cose.
Mi volevo scusare per tutto, quando ti faccio arrabbiare o quando ti rispondo in malo modo.
Scusami se per colpa mia ti arrabbi e fai tardi al lavoro.
Scusa anche per quando ti metto fretta.
Scusa per tutto, ti voglio bene.
(un’alunna)
Cara mamma,
molte volte penso a te, a com’eri quando avevi la mia età e a quale idea avessi per il futuro.
Non so, ma credo che nei tuoi piani non ci sarà stato nulla di così bello come la nostra famiglia.
Il mio sogno per il futuro è diventare maestra di elementari.
Però prima vorrei passare un’estate in un villaggio turistico come educatrice e vorrei anche doppiare un cartone animato.
Cara mamma e caro babbo, vi ringrazio per avermi fatta così, così con tanti sogni e con tanta voglia di realizzarli.
(un’alunna)
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Caro amico,
io ho una paura immensa di perderti, o di litigare fino a essere nemici.
Ti ho sempre voluto bene, ti ho protetto dagli insulti, e anche tu mi hai protetto.
Ma io ho molta paura che da un giorno all’altro non i vuoi più, o che mi abbandoni.
Io cerco di starti molto vicino pur di non perderti, noi litighiamo molto ma cerco sempre di sistemare.
Io e te siamo come fratelli e per questo ti tratto come un parente, cioè benissimo.
(un alunno)
Ciao,
oggi ti volevo dire la cosa che mi ha fatto ridere di più.
Ovviamente è successa con la Giulia, la mia compagna di avventure.
Eravamo a fare una gita in macchina, ci stavamo facendo tante foto e io solitamente le faccio con la lingua fuori.
Allora mi faccio una foto con la lingua, ma non sembrava una foto con la lingua, sembrava un capezzolo!
Quando ci siamo accorte che sembrava… non abbiamo più smesso di ridere.
Ciao!
(un’alunna)
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Cara Dea,
io ho tanta paura di avere paura.
Io ho paura di dover incontrare delle persone che non conosco,
ho paura delle api,
ho paura di affrontare le mie paure,
ho paura di raccontare le mie paure.
(un’alunna)
Questo estratto dal libro di Ángeles Doñate edito da Feltrinelli è sempre parte del carteggio selezionato dall’associazione Rilego e Rileggo. La “lettera di scuse” è un soggetto che abbiamo attraversato in classe e di cui le ragazze e i ragazzi hanno compreso l’importanza. Come in questo estratto, che forse vuole suggerci di non tergiversare perché le nostre scuse potrebbero arrivare troppo tardi. ____________________________
IL CLUB DELLE LETTERE SEGRETE
(Angeles Donate)
Prefazione:
È arrivato l’inverno a Porvenir, e ha portato con sé cattive notizie: per mancanza di lettere, l’ufficio postale sta per essere chiuso e il personale verrà trasferito altrove. Sms, mail e WhatsApp hanno avuto la meglio persino in questo paesino arroccato tra le montagne. Sara, l’unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e passa molto tempo con la sua vicina Rosa, un’arzilla ottantenne che farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei e risparmiarle un dispiacere.
Ma cosa può inventarsi Rosa per evitare che la vita di una delle persone che le stanno più a cuore venga stravolta? Forse potrebbe scrivere una lettera che rimanda da ben sessant’anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno.
Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po’ maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo.
Rosa
Cara Luisa,
ti prego, NON STRACCIARE QUESTA LETTERA. Non subito, almeno. […]
So di non avere nessun diritto di disturbarti dopo più di sessant’anni, credimi, non lo farei se non fosse importante. So anche che avrei dovuto scriverti questa lettera molto tempo fa; sappi che, in realtà, sono anni che la scrivo. Una volta l’ho persino tenuta nella borsetta per più di sei mesi, senza trovare il coraggio di spedirla: arrivavo alla buca delle lettere e le mie mani cominciavano a tremare, così, alla fine, ho rinunciato… E così è trascorsa tutta la vita. […]
In questi sessant’anni ho ridipinto la cucina quattro volte, sono diventata una cuoca esperta, famosa soprattutto per la mia apple pie, una torta americana che ho imparato da una serie televisiva.
Questa lettera, tu, ecco il mio debito.
Perché ho deciso di scriverti proprio oggi? Voglio essere sincera, perché una brava ragazza, Sara, a cui voglio molto bene, ha un problema. È la postina di Porvenir.
Stanno per trasferirla in città e vogliono chiudere l’ufficio postale del paese, così noi resteremo senza postino.
Io voglio fare qualcosa per aiutare Sara, e Porvenir.
E per saldare il mio debito con te.
Ti scrivo per dirti quello che non ho avuto il coraggio di dirti un tempo: mi ero innamorata di Abel e sono ancora innamorata di lui, anche se ormai è morto da quasi trent’anni.
Lo so, il fatto che io e lui ci innamorassimo non faceva parte dei piani. Non era mia intenzione, fatto sta che è successo. Non ti chiedo di perdonarmi, perché non sono pentita. Ti ho tradito. Qualcuno dirà che è stato perché mi sono innamorata di Abel, o perché ho permesso che lui si innamorasse di me. Invece no.
Credo di averti tradito perché non te l’ho detto, perché ho permesso che ciò che è successo ci separasse senza cercare di riavvicinarmi a te. Ero felice e non sono stata generosa con te. C’era spazio anche per te nelle nostre vite, ma non te lo abbiamo offerto. […]
Il tuo posto nel mio cuore non è andato a nessun’altra.
Sei andata a Parigi, come sognavi?
Dove sei andata, Luisa?
Casa tua è chiusa, ma qualcuno se ne prende cura. Qualcuno toglie le erbacce dell’ingresso. È questo che mi incoraggia a scriverti questa lettera. La riceverai tu, o la riceverà chiunque abbia l’incarico di curare casa tua. So che, prima o poi, leggerai queste righe. Sento che le aspetti.
Voglio solo chiederti un favore.
La vita di Sara, una donna come me e te, sta per essere sconvolta. Dopo più di cento anni, Porvenir resterà senza postino. In città dicono che non ci piace scrivere lettere. Come si permettono!
Non ti racconterei tutto questo se non in tuo potere aiutare Sara e il nostro paese. Come? scrivi una lettera.
Mandala a un’altra donna in paese, formiamo una catena di parole talmente lunga da arrivare fino in città, e talmente forte che nessuno la potrà spezzare.
Cara Luisa, saprò che hai letto questa lettera e che ci sei ancora se vedrò la sacca di Sara cominciare a riempirsi. Grazie infinite.
Un abbraccio,
ti voglio bene,
Rosa
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Alma fissava incredula la busta sigillata con l’indice seguì il contorno del nome del destinatario, Luisa Meillàs, sua nonna.
Chi poteva essersi preso il disturbo di scrivere a qualcuno che era morto d più di 15 anni?
Lo stilnovo è parte del programma della scuola secondaria di primo grado. Affidando ai ragazzi la lettura corale di questo sonetto di Dante Alighieri (contenuto nel XXVI capitolo della Vita Nova), abbiamo loro anticipato i contenuti di questa corrente poetica.
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Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima:
sospira!
IL LAVORO DI SQUADRA DIVIDE I COMPITI E MOLTIPLICA I SUCCESSI Come detto in premessa abbiamo provato insieme alle ragazze e ai ragazzi a riconoscere e a raccontare le emozioni. Ripercorrerne la natura di alcune con la lettura nell’incontro pubblico ha rinnovato l’empatia scaturita in classe. ____________________

TIMIDEZZA Quanti di noi si sono sentiti dire: “È timido, poverino!”, “Non fare la timida!”, “Su, cerca di vincere la tua timidezza”. Queste sono proprio le frasi da non dire a chi è timido, soprattutto davanti agli altri, perché provocano solo il desiderio di nascondersi se non proprio un sentimento di vergogna. Le persone timide sono spesso le più sensibili, parlano poco quindi ascoltano, osservano, colgono quello che le persone molto estroverse non vedono. Le persone timide pensano prima di parlare, lo fanno soltanto quando sono sicure di ciò che stanno per dire, e solo se lo considerano necessario. Al contrario dei chiacchieroni e degli sfacciati che aprono bocca senza riflettere, e senza verificare se gli altri hanno voglia di ascoltarli, i timidi sono bravissimi ad ascoltare perché non si preoccupano di farsi notare. Sono più concentrati, non si agitano continuamente per ricordare a tutti come sono simpatici. Una persona timida non è debole o musona, anzi! Se cerchiamo di conoscerla meglio scopriremo che è una compagnia anche molto divertente e un’amicizia più profonda. La timidezza ha però anche degli inconvenienti, perché impedisce alle persone di conoscerci meglio, di scoprire le nostre qualità. Sarebbe bene che i timidi trovassero un metodo per esprimersi con serenità, per condividere idee, riflessioni, e per difendersi se necessario dalle ingiustizie che qualcuno dovesse commettere nei suoi confronti. È difficile perché ci sono tante persone che strillano, ma si potrebbe cominciare a superare la timidezza proprio facendo le cose che ci pesano di più. Cosa vorreste dire da tanto tempo a una persona ma non riuscite mai a trovare il coraggio? Provate. Vi sentirete subito meglio!
ODIO L’odio è un sentimento così estremo che poche persone ammettono di provarlo davvero. Gli adolescenti, a volte, quando i genitori proibiscono loro di fare certe cose o se non si sentono compresi e rimproverati pensano di odiarli. In realtà non è odio ma rabbia, perché i genitori sono le persone da cui vorrebbero essere apprezzati, avere la loro fiducia e approvazione. L’odio è qualcosa di molto diverso. È violento, distruttivo. Chi odia vorrebbe che quella persona - o categoria di persone – scomparisse, perché pensa che poi si sentirebbe meglio, che tutti starebbero meglio. In realtà se chi odia fosse in grado di ragionare, informarsi, dialogare, la sua ostilità si sgonfierebbe come un palloncino bucato. Gli odiatori del web, gli haters, che augurano morte e disgrazie a persone che non hanno mai incontrato, senza considerare le conseguenze, si sentono perfino coraggiosi. In realtà sono solo vigliacchi, perché si nascondono dietro l’anonimato per esprimere la loro rabbia e frustrazione. Ma l’odio si può esprimere anche con la calunnia, diffondendo false notizie sulla persona che si vuole colpire, attraverso dubbi e sospetti. Proprio come fa Jago nell’Otello di Shakespeare. E guardate com’è finita. L’odio non ci rende migliori. E soprattutto non ci rende felici. ____________________

PAURA La paura è una delle regine delle emozioni. È imprevedibile, e arriva spesso nei momenti più importanti della nostra vita. La paura ha molte facce, ma non tutte le paure sono negative. Alcune sono utili, istintive, perché ci rendono prudenti e ci difendono dal pericolo. Sono come la voce della madre o del padre che si raccomandano. L’assenza di paura in alcune situazioni non è coraggio, è incoscienza. Come affrontare senza mani una discesa in bicicletta su una strada non asfaltata. Sai che dolore? Altre paure sono invece innaturali e inopportune, e dovremmo imparare a superarle. L’immaginazione può farci vedere il pericolo anche dove non c’è, magari perché non sappiamo esattamente a cosa stiamo andando incontro.
La paura può nascere anche da un brutto ricordo vissuto nell’infanzia. Dalla memoria di un luogo, di un gioco, di un animale che ci ha spaventato… Dicevamo che la paura ha tante facce e tanti nomi.
Una è la FOBIA (che in greco significa appunto paura) per gli insetti, i serpenti, la folla, il vuoto, gli alberi, i bottoni, il colore giallo… Potrebbero sembrare paure ridicole, in realtà chi ne soffre si sente veramente male, e vanno prese molto sul serio. C’è anche la fobia della paura, cioè la paura di avere paura in una determinata situazione come la PAURA DI SBAGLIARE Tutti conosciamo questa paura. A volte può essere uno stimolo a prepararci al meglio per la prova da affrontare, ma spesso purtroppo la paura di sbagliare ci fa sbagliare. Quando vorremmo dare il meglio di noi, o quando pensiamo di non essere all’altezza, ci assale quella fifa che ci fa sbagliare. Sbagliano i perfezionisti, che non ammettono i propri limiti, ma sbagliano anche gli insicuri, quelli che dicono “tanto non sono capace…”. Per fortuna nessuno è perfetto! E un errore può sempre diventare un’opportunità. Però bisogna prima di tutto ammettere di aver sbagliato ;)
Poi c’è la PAURA DEI CONFLITTI Chi teme i conflitti non discute, è accomodante, non litiga mai e va d’accordo con tutti. Ma non è sempre un buon segno evitare di esprimere e difendere le proprie idee per paura dei conflitti. Spesso chi evita i conflitti pensa che solo comportandosi così sarà accettato dagli altri e avrà più amici. In realtà chi è sempre accomodante viene considerato poco sincero, o privo di carattere, o ancora peggio ruffiano. Piacere a tutti è impossibile. Meglio essere se stessi lasciando spazio alle proprie opinioni e quelle altrui.
GELOSIA Pochi ammettono di essere gelosi, ma ognuno ha le proprie gelosie. Piccole o grandi. E quasi mai originali. L’unico modo per superarle è riconoscerle, così da affrontare gli affetti in modo maturo. La gelosia è un sentimento naturale, ma in modo errato viene considerato legato all’amore. Anzi, c’è chi scambia la gelosia per amore! Siamo gelosi da piccoli per le attenzioni che i genitori rivolgono alla sorellina o al fratellino; siamo gelosi se il nostro migliore amico o amica ha fatto amicizia con un nuovo compagno o compagna di classe; siamo gelosi della persona che amiamo e la soffochiamo con il nostro controllo. Le gelosie ci ostacolano nelle amicizie e negli affetti, ma con uno sforzo di sincerità possiamo superarle. La gelosia infatti nasce dall’illusione che qualcuno ci appartenga, come se fosse una cosa e non una persona. Il possesso non è voler bene, anzi chi pensa così non è capace di amare davvero. Ora amore e gelosia dovrebbero sembrarci sentimenti meno “parenti”. Anzi se abbiamo compreso ci sembreranno uno l’opposto dell’altro. ____________________
LA VERGOGNA Che cosa ci succede esattamente quando proviamo vergogna? È un po' come se ci vedessimo attraverso gli occhi degli altri. È come se ci sentissimo su un palcoscenico, e tutti ci guardassero e ridessero di noi. Mi vergogno perché non sono vestito alla moda, perché non possiedo il video gioco di cui tutti parlano, perché non posso organizzare una festa di compleanno divertente come quella dei miei amici… Mi vergogno perché non abbiamo una bella automobile, neanche una grande casa con il giardino. Mi vergogno perché le mie compagne sembrano già ragazze grandi e io ho ancora l'aspetto di una bambina. Mi vergogno perché sono una schiappa totale sul campetto di calcetto. Mi vergogno perché non mi sento all'altezza e sono convinto che gli altri lo sappiano, e che ne parlino tra loro ridendo di me. Ci vergogniamo non perché diamo a noi stessi un giudizio negativo, quanto perché pensiamo che ce lo diano gli altri: in classe, in cortile, in palestra.
A volte la vergogna ha ragioni nascoste dentro di noi. Capita che ci vergogniamo per qualcosa che abbiamo fatto o detto, e che avremmo desiderato non fare o non dire, o che sappiamo essere scorretto, sleale, ingiusto. Ci vergogniamo per aver mentito, per aver tradito un amico, per aver deluso qualcuno a cui teniamo. Avevamo dato la nostra parola, e non abbiamo rispettato la promessa. Abbiamo riso di fronte a tutti per il compagno in difficoltà. Abbiamo girato la testa quando il bullo di turno se la prendeva con il più debole. Abbiamo aggiunto un commento offensivo all'indirizzo del compagno o della compagna aggrediti sul web. Nel momento in cui proviamo questa emozione della vergogna… LEI ci indica come evitarla, ci dice che siamo migliori di come di come a volte ci comportiamo, o che potremmo diventare migliori. ____________________
EMPATIA Empatia significa sentire dentro. Si tratta di mettersi nei panni di qualcun altro, di condividere le sue emozioni, i suoi sentimenti. Un amico ha un problema io però ho un sacco di cose da fare, posso alzare le spalle e andarmene con una scusa, oppure posso starlo sentire e dirgli qualcosa di consolante ad esempio “Passerà, non preoccuparti, prima o poi le cose si risolveranno”. Oppure posso ascoltarlo e cercare una soluzione insieme a lui. Allora sono davvero un ottimo amico. L’empatia richiede attenzione, concentrazione su qualcuno che non sono io; provare a vedere le cose dalla prospettiva dell'altro scoprire che sono molto diverse da come eravamo convinti che fossero. Attraverso gli altri capiamo anche qualche cosa di noi. Leggere i libri per esempio è un mezzo di trasporto dell'empatia, mi immergo nel mondo del protagonista, vivo attraverso di lui o di lei delle avventure, delle prove di coraggio, amicizie e incontri, e durante questo viaggio fatto di parole, comprendo che le mie emozioni i miei sentimenti, non sono soltanto miei. Capisco che non sono solo ma che faccio parte di una comunità di cui condivido esperienze e desideri ed è per questo che da millenni alcuni raccontano e tanti altri ascoltano le loro storie.
UMILTÀ Umiltà, significa riconoscere di non sapere, di avere ancora molto da imparare, ammettere di non essere esperti in quel certo ambito, dichiarare i propri sbagli sembra sempre più una missione di debolezza, un atteggiamento da vincere e di cui ci si deve vergognare. Ma se ci riflettiamo è esattamente il contrario: l'umiltà può rivelarsi una grande prova di coraggio. Esserlo nel proprio intimo, significa riuscire a guardare se stessi con sincerità e occhi limpidi, e riconoscere come si è davvero: non la più brava del reame o il più bravo, non il più geniale del regno, bensì qualcuno che ha pregi e difetti, e ancora molto da imparare, come tutti. E neppure ha problemi ad ammetterlo. L'umile quindi non è affatto debole, anzi è capace di trasformare i propri limiti in punti di forza. Non pensa mai di essere arrivato in cima, non crede mai di sapere tutto ciò che gli occorre: ascolta, osserva, impara, ed è capace di stupirsi, incuriosirsi, interessarsi alle cose che non conosce. Non fatica ad ammettere il talento e la bravura degli altri, e apprezza sinceramente il contributo di chi è più competente o a più esperienza. I successi, le lodi perfino gli applausi non gli danno la testa. Sa che essere famoso, celebrato e incensato non significa essere il migliore. E dunque all'umiltà quotidiana si associa sempre la gentilezza. 

RABBIA Com'è il mondo quando siamo arrabbiati? Diverso dal solito. Ostile, incomprensibile, perfino meno luminoso: a volte la rabbia acceca. È come se dentro di noi ci fosse un drago. E quando un drago si sveglia, sappiamo come si comporta. Siamo sempre noi stessi, ma è lui che conduce il gioco. È lui, che comanda le nostre azioni. La rabbia si manifesta così:
l'espressione del viso risoluta e minacciosa, la fronte aggrottata, la faccia scura, il passo concitato, le mani irrequiete, il colorito l'alterato, il respiro frequente ed affannoso, gli occhi ardono e lampeggiano, il viso si copre di rossore le labbra tremano, i denti si serrano il respiro diventa forzato le mani battono continuamente i piedi per quotano la terra. Se potessimo vederci da fuori! Rideremmo di noi. Ma non possiamo il drago non ce lo permette. E mentre siamo arrabbiati non sentiamo ragioni. Infatti qualcuno intorno a noi ci sta dicendo qualcosa ci sta pregando, ci sta suggerendo una soluzione, e se riuscissimo ad ascoltarlo il drago fuggirebbe: ma lui detesta i consigli ragionevoli. Per fortuna in fondo il drago è un debole. Fiammeggia, urla, si agita, ma di solito si stanca in fretta. E come si è risvegliato, così torna al fondo della sua tana, e si riaddormenta. Di fronte a qualcosa che ci offende o ci ferisce possiamo, anzi forse dobbiamo, manifestare la nostra scontentezza, protestare, esprimere ciò che abbiamo dentro, ciò in cui crediamo. Ma senza alzare la voce, pestare i piedi, o aggrottare la fronte. Bisogna ritardare la nostra reazione. Prima di arrabbiarti conta fino a 10. E infatti spesso una volta arrivati a 7 o 8 il drago è già tornato a dormire.


Ulteriori elaborati composti dalle alunne e dagli alunni sono stati consegnati in copia originale alla Prof.ssa Mozzoni, l’insegnante di lettere che ci ha affiancato e sostenuto nello svolgimento del progetto.
Le lettere con contenuti più personali non sono state lette per esplicita volontà degli alunni e delle alunne.
Tracciano comunque la bontà di un percorso che li ha visti confrontarsi forse come mai prima con le proprie emozioni.


ULTIME TRACCE | LE NOSTRE EMOZIONI
In questa esperienza, per molti aspetti impegnativa, e di cui abbiamo percepito la responsabilità, ciò che ci ha maggiormente colpiti è la vitalità indisciplinata dei loro giovani corpi veloci, siderali, in indissolubile contatto con la galassia del reale, un territorio per loro tutto da esplorare (come per noi) e con il quale fare i conti con mezzi ancora estemporanei. Ci è sembrato che le loro esistenze, ricche di qualità e possibilità, fossero sempre investite da un eccesso di presenza, un dover esserci per essere. Abbiamo pensato che la disciplina del teatro potesse offrire a ognuno di loro una pausa dalla vorticosa prestazione del mostrarsi e di manifestare il loro aleatorio “meglio”. Abbiamo tentato di condurli in una dimensione che non pretende atti performativi identitari sovrumani; abbiamo cercato di configurare un ambito naturale accogliente senza gli artifici del dovere coercitivo e deviante, e di sospendere le appiccicose maschere sghembe e cubiste che la pervasività dei mezzi di comunicazione continua a imporre. Ne siamo usciti speranzosi, perché le ragazze e i ragazzi alla prova dei fatti hanno dimostrato di saper leggere con proprietà, di saper decidere, di saper scegliere, e soprattutto ci hanno trasmesso il loro senso critico e una sorprendente autonomia.
Grazie all’Associazione Rilego e Rileggo e a chi ha condiviso con noi questa esperienza.
Roberto e Paola quotidianacom

La seconda giornata.

Luca Navarra: introduzione alle relazioni di Bruno Mastroianni e Stefano Arduini

In questa breve introduzione alla seconda giornata della rassegna, imperniata sulle relazioni di approfondimento dei proff. Mastroianni e Arduini, inizio con il collegare il momento odierno a quello avvenuto ieri con la rappresentazione scenica e la lettura delle lettere dei ragazzi della scuola media di Verucchio guidati dagli attori di Quotidianacom e, ancor prima, al lavoro annuale del gruppo di lettura di Rilego e Rileggo su innumerevoli testi narrativi relativi al tema dell’epistolario in forma classica cartacea fino al digitale. Ne abbiamo appena sentito una selezione nelle letture dell’attore Marco Moretti.

Proseguo citando Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore perché quest’anno è il centenario della nascita, perché è stato un maestro di letteratura e di riflessioni sulla letteratura, e anche perché so che almeno uno dei due relatori lo citerà. E propongo al pubblico tre linee interpretative per inquadrare e attraversare questi momenti di riflessione proposti dalla Rassegna.

  1. Narrativa, appunto: le 6 letture ascoltate dall’attore, le 20 fatte dal gruppo di lettura durante l’anno, Calvino che in Lezioni Americane ragiona su come si fa letteratura e cito anche Saramago, che in una delle ultime un’interviste ricordava come il passaggio dall’uso della macchina da scrivere al computer non gli avesse cambiato granchè se non i tempi e i modi del pensare a causa della maggiore possibilità di correzione. Non poco, a dire il vero.

  2. Antropogica, nel senso generale del termine: perché comunque in ogni storia che leggiamo sempre si parla di relazioni, scambi e contatti tra persone, culture e lingue. Tutti questi scritti, e anche i nostri due studiosi, parlano in fondo di reciprocità, parola magica della dimensione antropologica che si tratti di interpretare doni, ospitalità o identità. A maggior ragione se parliamo di rapporti con la sfera tecnologica o di traduzioni tra lingue questa dimensione è presente.

  3. Evolutiva, perché il tema è quello del cambiamento evolutivo del linguaggio e dell’uomo stesso. Non solo dalle lettere degli antichi ai messaggi digitali di oggi; non solo dalla penna del poeta al computer fino al teatro delle emozioni dei ragazzi; ma anche dal segno pittografico agli sms, dall’inizio della forma scritta del linguaggio umano a quella alfabetica fino a quella digitale. Dall’Homo sapiens all’ Homo smartphonicus di Mastroianni com’è stato il rapporto tra noi e la tecnica e, soprattutto, come ci ha cambiato?

Introduco Bruno Mastroianni, che ci parlerà di Non avere macigni digitali sul cuore, con un fantastico racconto di Buzzati, Lo sciopero dei telefoni, ricco di ironia e capacità inventiva.

Introduco Stefano Arduini, che ci parlerà de La traduzione come ospitalità linguistica, con il Prof Uzzi-Tuzii che traduce a braccio dal Cimmerio nel 4 cap. di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino, 1979.

Due letture che consiglio a tutti e ci ricordano la bellezza, la potenza e la fiducia nella scrittura e nella letteratura.

Per quanto riguarda l'intervento del porf. Bruno Mastroianni vi potete rifare al seguente lonk:

https://www.brunomastro.it/2021/11/bene-detta-contaminazione-ovvero.html

Sarà possibile a breve leggere i testi utilizzati nel corso degli incontri al seguente link:

https://www.terrevicineelontane.it/